mercoledì 27 dicembre 2023

Falsi dei e altre storie

Integrare è andare oltre, mi dicevano gli spiriti guida durante la stesura del prossimo libro della giustizia. E questo è qualcosa di elusivo e difficile quando a dover essere superata è proprio la convinzione della solidità delle nostre convinzioni spirituali. Ad esempio per lungo tempo io sono stato convinto che i miei (spiriti guida) fossero delle vere e proprie persone. "Noi siamo te, ma a un livello differente", non hanno mai smesso di ripetermelo ma questo era difficile da accettare. Specie quando succedevano e succedono delle cose inspiegabili come miracoli e previsioni del futuro. Siamo te. Sarei io dunque ad aver fatto tutto, apparizioni, visioni, viaggi, spostamenti della realtà? Si. Quel te più grande, chi lo chiama spirito, chi anima, chi in altri fantasiosi modi. Quello è ciò a cui devi gradualmente riavvicinarti. L'impressione di essere un corpo, una mente, una storia, si riduce nella misura in cui attraversi gli strati di vita a cui ti sottopone. Fatti belli, fatti brutti. Fatti. Rinsaldando la presenza, il lavoro con gli spiriti guida e unendo i puntini di una serie di eventi, rintracciando la loro narrazione sottostante è impossibile non accorgersi di come funziona questo meccanismo. Giorni fa avevo un dubbio, proprio su di loro, sugli spiriti, se fossero attendibili oppure no. Qualche volta (molto poche) in passato si sono sbagliati. Avevano previsto qualcosa che poi non è accaduto. Questo, contro il migliaio di mila volte che invece ciò che avevano predetto bene, era come un buco nel muro che non potevo non fissare. Allora mi sono fatto questa domanda, e l'ho tenuta in mente per un po'. Dopo un periodo di qualche giorno cominciò a balenarmi in mente il titolo di un vecchissimo libro, che avevo cestinato anni prima per averlo ritenuto poco interessante. Ma questo libro continuava a tornarmi in mente, come un fastidioso alert. E allora l'ho ricuperato. Ed è stato incredibile come questo libro contenesse le esatte risposte alle mie domande. E anche di più, avendo esso infuso nuova linfa alla narrazione del libro che sto finendo di scrivere. Ma se non avessi avuto un livello decente di intensità non avrei nemmeno visto questo pensiero fugace e probabilmente lo avrei ritenuto solo un fastidio. Ora ad unire i puntini degli ultimi anni delle mie ricerche, ho appurato che, noi siamo stazioni di trasmissione e ricezione. Il nostro cervello è una specie di radio. E come tutte le radio può essere sintonizzata su varie stazioni. Chi o cosa sintonizza una stazione piuttosto che un'altra? L'attenzione cosciente. Ma questa attenzione non è cosa banale, è anzi, qualcosa che va allenato strenuamente perché è spesso magnetizzata e attratta da ciò che siamo abituati a pensare e a provare. I segnali che arrivano in questa stazione vanno distinti, discriminati riconosciuti. A volte è lo spirito a parlare, a suscitare intuizione e informazione. E molte altre volte è 'altro'. E quell'altro è sfocatura. Ecco perché non ho mai avuto alcuna fiducia né di chi canalizza, né di chi dice di essere in contatto con qualche maestro asceso. Posso fidarmi solo di una cosa, a questo punto del mio sviluppo. Ciò che arriva a me, e ciò che posso riconoscere come reali messaggi dello spirito diretti a me, e non per interposta persona. Credo che questo sia il futuro della spiritualità, ove invece di nutrirci di messaggi di altri cerchiamo di diventare noi i recettori delle comunicazioni dello spirito. Ed è proprio in questo vecchio libro, che narra le vicende di qualcuno che ha avuto a lungo a che fare con gli spiriti guida, che trovo un'esperienza simile se non identica alla mia: chiedeva ai suoi una previsione ed essa arriva, ma poi non si realizza. Perché? Semplice. Quando hai troppe aspettative su qualcosa, quando vuoi troppo che qualcosa vada in un modo piuttosto che in un altro, è facile che la previsione venga distorta dalla sfocatura e che lo spirito possa essere mal interpretato. Ecco perchè in questo libro come in molte altre tradizioni si insiste sul non attaccamento. Così come le guide che vedi non sono altro che il modo in cui tu traduci quel segnale, quella vibrazione che viene da te, da un te più alto, da un te che in ultima analisi è pura coscienza, che interpenetra tutto ciò che esiste. Sono la forma che tu gli dai. Ecco perchè non dovresti attaccartici più di tanto. Lo sviluppo interiore allora riguarda l'integrazione e il superamento graduale dell'idea che ci siano 'spiriti' altri, dimensioni altre che esistono oggettivamente, separati dalle proiezioni della nostra sfocatura. Dobbiamo smetterla di adorare falsi dei, dargli sostanza ed energia perché il rischio di questo è la psicosi, nè più nè meno, quell'inflessibilità tracotante di chi è convinto di avere la verità in tasca e la fissazione della realtà in un punto, incatenante dal quale è molto difficile uscire. Integrare e superare costantemente i nostri falsi dei, ci permette di avere messaggi sempre più reali, un contatto sempre più profondo, e un coefficiente di luce sempre maggiore. Sento già qualcuno che mi chiede.. e allora i tuoi spirti guida? Ho fatto questa domanda a loro, e la loro risposta è stata che:

 "Ti appariremo, in questa o in altre forme, finché non avrai integrato tutta la tua grandezza..il fatto che sono più di quindici anni che ti appariamo nello stesso modo la dice lunga su quanto ancora hai bisogno di imparare e integrare...."



"Noi ci carichiamo di pesi senza fine. Non vogliamo buttar via niente del passato e ci curviamo sempre di più sotto il peso di un'inutile accumulazione. Prendetevi pure una guida per compiere una certa strada, ma quando l'avrete percorsa lasciate sia la strada che la guida e proseguite. E' una cosa che gli uomini stentano a fare: quando trovano qualcosa che li aiuta si aggrappano e non vogliono muoversi più. Chi ha fatto un passo avanti col cristianesimo non vuole più lasciarlo e se lo porta in perpetuo sulle spalle, chi ha fatto un progresso col buddismo non vuole mollarlo più e se lo porta sulle spalle: è un fardello che appesantisce il cammino e crea ritardi senza fine. Una volta superata una tappa non pensateci più: lasciatela perdere. Andate oltre!"
(Mere)

domenica 10 dicembre 2023

Ricorda

"Ricorda, ricordati. Ricordati di te stesso. Questa parola significa Resurrezione e vita, dimenticare è la morte, la via del rendere oscuro e inconscio. Se dimentichiamo qualcosa per noi è morto, ma se lo ricordiamo di nuovo, viene riportato in vita e quindi risorge. Se ti dimentichi di te stesso, muori."
Serge L. Karayan, Magical practice foundation pt1

La coscienza è una possibilità. Non è data per scontata, e hai bisogno di lavorarci molto. Non accadrà perché le frequenze della terra si alzano e allora andremo in quinta dimensione, o per l'apertura di qualche portale multidimensionale. Per far in modo che essa inizi ad esistere devi esserci ed esserci completamente. E non dovresti essere precipitoso nel dire che già ci sei. Non è così. Se così fosse saresti già illuminato. Se ogni parte di te fosse riunita in un'unica istanza integrata, saresti nel Sé e so che a molti piace credere di esserlo. Ma la separazione delle nostre parti e la separazione di noi stessi dal resto dell'universo è il segno certo che non sei ancora lì. Allora dobbiamo fare un lavoro, siamo qui per fare proprio questo. E c'è un tempo limite. Per massimizzare il tempo a disposizione dobbiamo trasformare tutta la vita nel quaderno degli esercizi. L'esercizio non è solo la meditazione o la pratica di Qigong l'esercizio è tutta l'esistenza, nella quale non diamo più nulla per scontato o poco importante. E la cosa più importante è ricordarsi di esistere, sentire di esserci. Dovremmo ricordarci che la via del rendere oscuro e inconscio è esattamente il gioco della sfocatura, l'oblio degli automatismi personali e collettivi. I torrenti del karma e le pastoie del destino. Ultimamente sto osservando quanto questa forza cieca abbia la meglio su alcune persone. Qualcosa accade dentro o fuori di loro e loro dicono 'io ho pensato', 'io ho scelto', 'io ho deciso' ma a ben guardare sono stati scelti, pensati e decisi da qualcos'altro. Può essere lo spirito del tempo, il senso comune che li muove, la fedeltà a certe genealogie, oppure il loro puer interno, quel bambino grandioso e capriccioso che deve fare sempre tutto a modo suo. E dallo stato di seconda vista si può vedere dove porteranno certe scelte fatte apparentemente in autonomia ma che in realtà erano orchestrate dalla sfocatura. Il rimedio, l'antibiotico è la luce dell'intensità: il coefficiente di luce che cresce nella misura in cui ci sforziamo di essere presenti ad ogni gesto, ad ogni incontro e in ogni situazione. Se scegli un percorso di vita piuttosto che un altro, una pratica spirituale piuttosto che un'altra, un partner piuttosto che un altro chi sta scegliendo? Se decidi di iniziare o terminare un capitolo della tua vita chi o cosa sta scegliendo? La risposta a questa domanda non è così banale come sembrerebbe e per rispondere davvero a questa domanda dovresti avere una chiarezza e una sincerità che non sono dell'uomo comune. Quella chiarezza e quella sincerità sono le opere che si costruiscono con il lavoro. Giorni fa ho letto una definizione che sulle prime mi sembrava diminutiva ma che poi ho trovato geniale:
"la magia è l'arte di trasformare sé stessi per compiere le scelte giuste. E le scelte giuste sono quelle che sono in accordo con la volontà superiore". Ok. La volontà superiore è quel qualcosa che in molti dicono di voler accettare ma poi, nella fattispecie si sbattono per rifiutare. Ogni cosa che accade non viene quasi mai interpretata come un 'esercizio' inviato dalla volontà superiore per allenarci, ma come un caso, un accadimento o nel migliore dei casi come il concetto new-age dell'io l'ho creato, io devo liberarmene. La realtà che ho potuto testimoniare personalmente è che quasi ogni evento della nostra vita arriva come un allenamento, e sottende un'acquisizione di maggior coscienza e quindi maggior potere. Per fare questo dobbiamo essere capaci di esserci ed esserci al 100%, di disporre di tutta l'attenzione, l'energia libera e la presenza di cui siamo capaci. E succede allora un fatto strano: iniziamo a pensare pensieri nuovi che non vengono dalla genealogia, dal senso comune e nemmeno dal nostro guru spirituale. Pensiamo pensieri originali ed ogni nostro pensiero diviene potente, massimizzato energeticamente. Ogni pensiero diventa un incantesimo. Il fatto curioso è che spesso questi pensieri potenti che tenderanno a materializzarsi non andranno più nella direzione di piccoli desideri, aspirazioni grandiose ed egoismi vari. Saranno sempre pensieri e intuizioni dirette al bene di tutti gli esseri, noi inclusi. Forme pensiero sistemiche come mi piace definirle. Quindi se c'è da materializzare qualcosa, spostare equilibri, o fare qualche lavoro sul sottile non lo faremo più dal punto di vista dell'IO VOGLIO, ma dal punto di vista del 'DI COSA C'E' BISOGNO QUI, ORA?' .

Disporsi in questo modo richiede una certa rinuncia: ad un certo punto delle vostre vite spirituali vi renderete conto che se rinunciate a voi stessi e ai vostri impossibili ideali di perfezione, una voce sottile e quieta inizierà a guidarvi e vi darà tutto ciò di cui avete davvero bisogno. E sapete quale sarà la parte più difficile? Rinunciare ai vostri ideali. Molti non guariscono, non crescono e non risolvono proprio per questa mancanza di fede.

 

domenica 3 dicembre 2023

Io sono l'IO

"Si è veduto come l'arte per superare i momenti della crisi corporea o psichica disperante, consista nel trasferire le redini di tutto all'Io superiore: servirsi della propria impotenza per evocare il principio della potenza. SI tratta di perdere il punto di vista dell'ego per il quale solo è possibile il senso della disperazione e della perdita. Affidare tutte le responsabilità all'autentico 'responsabile' e cessare di reagire, perché questo possa operare secondo il proprio potere, nuovo alla coscienza, inverso sconosciuto: volgersi al vero Soggetto dell'esperienza, per lasciare agire LUI, il solo capace di risolverla"
Massimo Scaligero, Meditazione e Miracolo


Domani compio 50 anni. E a dire la verità è come se avessi vissuto diverse vite, partendo dal basso, molto dal basso, arrampicandomi un gradino alla volta verso linee di vita sempre migliori. Partivo come molti da situazioni non proprio vantaggiose, da una famiglia con pesanti karma da processare, eppure per qualche strano caso sono sempre riuscito a cavarmela, anche quando mi sono scontrato con cose dolorose, distruttive, drammatiche e molto più grandi di me. Ora, ho cercato spesso di capire cosa fosse stato a proteggermi, salvarmi, a volte avvertirmi dei pericoli e cosa fosse quella grande mano che sembrava condurmi in un labirinto facendomi trovare ogni volta la via di uscita in modo magico. Ho spesso cercato di capire cosa fosse a dirigere i miei passi in modo apparentemente casuale.  A posteriori questo 'caso' mi è poi apparso come una precisa strategia; ciò che sembrava negativo alla fine si è rivelato positivo. Da ogni esperienza negativa, ho tratto insegnamenti, guida, aiuto, conoscenza, doni, aperture, miracolose soluzioni. Eppure non tutti coloro che hanno esperienze negative hanno la stessa fortuna di riuscire a convertire il negativo in positivo.. Cos'era questa fortuna che ho avuto io (mi chiedevo qualche giorno fa)?  Pensa e ripensa mi sono reso sempre conto di avere sempre fatto qualcosa di simile a ciò che Scaligero raccomanda nel suo meraviglioso libro: ho sempre  creduto che ci fosse qualcosa di più grande al quale affidavo il problema. E l'ho fatto spontaneamente sin da quando ancora neanche sospettavo che esistesse qualcosa chiamato 'spiritualità'. Lo dico non tanto per incensarmi quanto per mostrare che questo qualcosa può ben essere un aspetto della nostra esistenza che non ha a che fare con religioni, tradizioni e intermediari. Anzi ho paura che gli intermediari possano invero ritardare o bloccare l'intervento di questo qualcosa. L'unico modo di permettere a questo qualcosa di intervenire è infatti quello di , come si sente ripetere spesso negli ambienti spirituali, togliersi di mezzo. Ora ci sono due modi in cui ci si può di togliere di mezzo: uno è certamente la disperazione, quello stato in cui non abbiamo davvero più alcuna strada mentale o alcuna soluzione precostituita che possa funzionare, e in cui bene o male ci arrendiamo in maniera totale e integrale (che è stata un po' sempre la mia 'fortuna').  Ma la resa per disperazione è qualcosa a cui siamo in qualche modo costretti dalla vita quindi è qualcosa che non è nelle nostre corde dato che l'ego ha questa antipatica abitudine a voler fare sempre di testa sua. Nel tempo si è fatta strada in me la sensazione che si potesse in qualche modo evocare questo qualcosa di più grande allenandosi a rinunciare e a lasciare a Dio il problema, a farlo come una pratica interiore. La più alta forma di pratica, secondo me. E quindi da un certo momento della mia vita in poi ho iniziato ad accorgermi che tutte le discipline che trovavo sensate erano proprio quelle che proponevano la resa, l'abbandono di pensieri ed emozioni, di ragioni e principi, a quel grande vuoto ma non vuoto dal quale escono le mille soluzioni. Le nominerei una per una, quelle strade che ho percorso in più di trent'anni di ricerca ma ciò varrebbe solo a nutrire e ingrassare nuovamente gli ego spirituali dei ricercatori che ancora credono che al 'prossimo libro' o al 'prossimo corso' troveranno la via. La via è davvero molto semplice sulla carta, ma il fatto che sia semplice non significa che sia facile. Rinunciare volontariamente all'identificazione con pensieri, emozioni, convinzioni e principi spirituali, fare il vuoto ed evocare quel pensiero assoluto di fede in qualcosa, che possiamo non capire, non vedere, possiamo non essere capaci a far coincidere con una forma ma che è il grande risolutore di ogni problema. Let go Let God, diceva Lester Levenson. Eppure ciò richiede un grandissimo allenamento, quotidiano, spietato e inarrestabile. Per ogni passo che farò verso quell'affidarmi infatti le forze dell'ego che non vuole morire si faranno più serrate, più accanite. Sorgeranno dubbi, paure, sensazioni di morire , di perdere tutto, di disintegrarsi, sorgeranno ostacoli e anche ahimè buoni consiglieri che con le loro parole mi impediranno di udire la voce del mio stesso Sè. Sorgeranno dubbi sulla mia effettiva dignità: sono io degno di ricevere l'aiuto di Dio, e del suo potere vivificante, risanante, guaritore? E ciascuno di questi dubbi e pensieri, ciascuna di queste correnti astrali andranno osservate, accolte e poi lasciate andare, fino ad arrivare quella sorgente del pensiero vivente nel quale  'io e il padre mio' diverremo una cosa sola, allora i miei pensieri saranno i suoi pensieri e ognuno di questi diverrà una potente soluzione a qualsiasi problema. Il solo motivo per cui ci si può non riuscire è perché non si è disposti ad abbandonare i propri pensieri, le proprie emozioni, le proprie convinzioni anche spirituali ed affidarle a quel vuoto. 

'Io sono l'IO'
'Io avanzo dal vuoto verso la luce.' 
'Io sono il respiro che nutre la vita.'
'Io sono quel nulla, quella vacuità che va oltre tutta la coscienza'
'L'Io, L'Id, Il tutto.'
'Io tiro il mio arco dell'arcobaleno attraverso le acque.'
'Il continuum della mente e della materia.'
'Io sono ciò che entra ed esce dal respiro'
'L'invisibile, l'intoccabile brezza'
'L'indefinibile atomo della creazione'
'Io sono L'IO''

(La preghiera dell'IO , Mornah Simeona)

Con Amore, Andrea.