«Una coscienza ipertrofica è sempre egocentrica, e conscia soltanto della propria presenza. È incapace di apprendere dal passato, incapace di comprendere gli eventi del presente, e incapace di trarne delle corrette conclusioni per il futuro. È ipnotizzata da se stessa, e perciò non intende ragioni. È quindi condannata a delle catastrofi che necessariamente la uccidono. Paradossalmente l’ipertrofia dell’io è un diventare inconscio della coscienza»
(C.G Jung )
Tutte le volte che rimpiazzi o cerchi di rimpiazzare, il dato di realtà con una teoria spirituale qualunque stai praticamente appesantendo il tuo stesso corpo energetico. Ogni convinzione cristallizza materia densa, rendendo il corpo astrale sempre più lento e incapace ad adattarsi ai cambiamenti, oltre che a ricevere informazioni da un spazio oltre l'ego. Ogni volta che 'io credo' non è supportato da un 'io ne ho esperienza' abbiamo un serio problema: nei casi migliori di autosuggestione, nei peggiori di delirio mistico che ci porta ad emettere quei grandi proclami che tendono a farci apparire (almeno a certi occhi poco allenati) molto elevati, saggi. La versione più furba è quella del, "ma io LO SO perché ne ho esperienza diretta" come se questo bastasse a dimostrare la validità di un assunto. Può servire da indicazione di un sentiero, sì. Spesso questo assunto non è seguito però da una possibilità di verificarla questa esperienza diretta, anche e soprattutto perché nel mondo della sfocatura la soggettività ha un ruolo predominante (sopratutto in coloro che affermano di essere fuori dalla sfocatura).
Perciò chi può dire che ciò che 'vedi' tu sia reale più di quel che 'vedo io'? Chi può davvero affermare quale sia la VERITA'?
Sono dell'idea che il 'come si fa' sia il centro terapeutico ove si risolvono questi inganni portati avanti a suon di proclami spirituali grandiosi. Quando sento o leggo un grande proclama chiedo sempre al proclamante: ok, come ci si arriva? Come hai fatto ad arrivarci tu?
Se non sa dirmelo o non ha un 'come fare' per me è aria fritta ed è meglio chiuderla lì, senza mai arrogarmi il diritto di cercare di tirare duori qualcuno dalle proprie proiezioni. Non che ciò che dice non possa essere vero per lui. Ma, tutto sommato se è vero SOLO per lui ed io non ho modo di verificarlo posso solo assumerlo per fede e sperare che abbia ragione. Poi però ho bisogno di un 'come fare' per verificarlo.
Spesso la spiritualità divulgativa, i suoi grandi proclami, e certe teorie soffrono del fatto che chi le ha emesse, pur essendo in buona fede, non si rende conto di star proiettando sè stesso in ciò che dice di vedere. Il più delle volte il grande slogan spirituale è un tentativo dello stesso proclamante di non ascoltare la sua angoscia di fronte al non conosciuto e metterci una pezza per evitare di incontrare il suo dolore. E' spessissimo un tentativo di convincere sè stesso tentando di convincere gli altri, perchè più ripeto con convinzione qualcosa più finisco per crederci e farci credere anche gli altri. L'angoscia si placherebbe se costui si decidesse ad esplorare davvero il suo inconscio, le realtà sottili oltre la sua sfocatura, scoprendo ciò che inconscio non è, dotandosi di una disciplina rigorosa e magari mettendo alla prova le sue stesse convinzioni. Se si decidesse insomma a dedicarsi ad una pratica, una serie di passi più o meno ripetibili che portano a determinati risultati. Su questo si basano le grandi e solide tradizioni, quelle che non fanno troppi proclami ma ti spiegano sempre il come fare.
Ora permettetemi di fare una distinzione fra una spiritualità efficace ed una per me inefficace. Inefficace è tutta quella pletora di citazioni, principi inverificabili che costringono ad atti di fede, citazioni motivazionali quali tu sei già Dio, ascolta il tuo cuore, tu sei il tutto, il potere è dentro di te, che al massimo ci possono togliere un po' d'ansia nei momenti bui, ma si scontreranno sempre col muro della santa tierra pachamama. La realtà. Se infatti la realtà non mi conferma che 'il potere è dentro di me' se continuo a soffrire e a sbattere il muso contro gli stessi problemi a che serve ripetermi : 'il potere è dentro di me?'. A nulla, appunto se non a rinforzare il mio già fissato punto d'unione su una univoca visione dei fatti.
E il fatto osservato dallo stesso Jung, ed esposto nella spietata citazione iniziale è: più ti rifiuti di osservare l'operato del tuo inconscio dentro di te, più in qualche modo la vita alzerà il volume. Puoi darti la pena di verificarlo da te continuando a ripetere ciecamente costrutti e idee di altri che ti 'risuonano' ma che non hanno alcuna evidenza sul reale, e vedendo che la tua vita non fa che peggiorare. Le tue relazioni peggiorano o becchi sempre lo stesso genere di persone che ti tardiscono e ti deludono. Puoi vedere il tuo lavoro che crolla, i tuoi soldi che finiscono, la tua salute che si deteriora. E puoi scegliere se ancora una volta dare la colpa al 'la fuori', all'universo predatorio pieno di voladores, alle entità maligne che si nutrono del tuo dolore, ai non coscienti e non risvegliati che ti circondano e ti fanno del male. Puoi credere che tu non sei di questo mondo e questo mondo è un illusione, che devi uscirne, che devi smettere di incarnarti. Oppure puoi provare a vedere qualcos'altro.
Sembrerebbe infatti che il modo di funzionare in questa dimensione sia: o impari o ripeti sempre gli stessi cicli. E qualcuno sta già dicendo ah ma anche questa è una convizione spirituale. Certamente. Il sottoscritto non è certo esente da sfocatura e da porbabili bias cognitivi, come qualche furbetto invece afferma di essere, quindi potrei certamente sbagliarmi. Ma, con una punta di presunzione forse posso affermare di poter dire alle persone il 'come fare' almeno fino dove io sono arrivato. E la mia vita e quella di molti che hanno deciso di cedere le convinzioni dell'ego per avere una possibilità differente ad oggi confermano questa teoria, e la relativa pratica.
In fondo al mio cuore persiste sempre un atteggiamento che in molti oggi si sono scordati e che invece può salvarci la vita di fronte alle 'catastrofi' di cui sopra.
La disponibilità a avere torto sulle proprie inveterate convinzioni spirituali. Il vero atto di umiltà possibile.
L'apertura verso la possibilità che qualcosa d'altro oltre alla nostra mente ipertrofica ingrassata a suon di slogan, possa davvero insegnarci, guidarci e rettifcare ciò che va retificato.
E quel qualcosa agirà se gli permettiamo di agire. Verficiheremo così che molto di ciò che ci accade è per noi, per la nostra crescita ed evoluzione. E come dicono i miei spiriti guida, spesso è solo dopo, a posteriori che ti accorgi che un disastro era un insegnamento, e che magari se fossi stato disposto ad avere torto prima avresti accolto l'insegnamento senza dover attraversare il disastro.